venerdì 25 marzo 2011

La democrazia è una virtù

LA DEMOCRAZIA È UNA VIRTÙ
L’articolo “La democrazia è una opinione” che Angelo Panebianco ha scritto per il settimanale “La 7”, in edicola giovedì 24 marzo, sembra una risposta al mio “Democrazia oggi” con cui mi sono inserito nel suo blog.
Sostiene che le oligarchie sono necessarie, e chi crede di poterne fare a meno è vittima di quel “perfezionismo democratico” di cui parla Giovanni Sartori. Panebianco e Sartori sono due grandi del giornalismo italiano e io non li voglio contraddire. Nel mio articolo, ma anche in altre occasioni, ho usato parole forti contro le oligarchie, tuttavia, so bene che una società ha bisogno di élites: ci saranno sempre persone che emergono per le loro qualità, brave nel perseguire i loro obiettivi e capaci di imporsi come guide privilegiate nel promuovere anche gli interessi collettivi. Una società che si rispetti deve però avere un codice di leggi e un codice morale in grado di impedire che oligarchie prepotenti, presuntuose ed arroganti, talvolta persino ignoranti, arricchitesi spesso attraverso complicità e malaffare, possano piegare gli altri, opinione pubblica compresa, ai propri interessi.
Occorre un codice di leggi che tuteli lo stato dal conflitto di interessi tra le istituzioni, con una effettiva divisione di poteri, e dal conflitto di interessi tra pubblico e privato. Occorre un codice morale che dia sostanza alle virtù insite nel concetto di cittadinanza: tutti sanno che il cittadino è titolare di diritti ma pochi si ricordano dei suoi doveri eppure è soprattutto su questi che si costruisce il contratto sociale. Sono diritti e doveri che competono al cittadino in quanto individuo e non come appartenente ad un gruppo tribale che tanto più è potente, tanto maggiori sono i privilegi che può garantire. Il paese non cresce, se non premia i virtuosi ma i furbi, i malviventi e i lacchè. Questo, purtroppo, è il caso del nostro paese o, per meglio dire, della nostra democrazia; credo sia giunto il momento di renderlo esplicito.
Panebianco sostiene infine che sono le opinioni pubbliche, condizionando le scelte delle oligarchie, a rendere possibile le democrazie rappresentative.
Domanda: può l’opinione pubblica, sostituire un codice di leggi adeguato e le virtù civili? No! Non può farlo quando è disinformata, manipolata e corrotta dall’uso perverso dei mezzi di comunicazione di massa, TV e giornali, nelle mani di potenti oligarchie che li controllano anche grazie alla complicità e ai finanziamenti dello stato. Anche gli intellettuali che dovrebbero svolgere un ruolo importante per orientare l’opinione della gente cedono spesso alle lusinghe del potere e del denaro. Lo sa anche Panebianco se cita i finanziamenti concessi dall’Arabia Saudita agli istituti culturali dell’occidente al fine di orientare a loro favore l’opinione pubblica mondiale.
Credo che ogni società abbia energie e valori, a volte assai diffusi, che non riescono ad emergere per gli ostacoli frapposti dalle oligarchie dominanti. Con “Democrazia Oggi” ho indicato un modo per ovviare a questo inconveniente e pazienza se faccio a meno dei sistemi elettorali: Le democrazie possono essere rappresentative anche quando i rappresentanti non sono delegati dagli elettori; pure l’estrazione a sorte può raggiungere lo scopo. Ricordo che, nel nostro paese, le assemblee legislative sono nominate e non elette per cui parlare di regime democratico è solo un eufemismo.