sabato 22 giugno 2013

L'EURO E LA CRISI IN EUROPA E IN ITALIA

L’Euro aiuterà l’Europa ad uscire dalla crisi o finirà per farla affondare peggiorando la situazione al punto da rendere inevitabile la sua fine e con essa anche il sogno dell’unificazione europea?

 In verità l’Euro, cosi come è concepito oggi, è un mostro che ha neutralizzato sia i meccanismi automatici di equilibrio dell’economia di mercato definiti dalla teoria classica, sia i meccanismi di interventi correttivi dell’ economia moderna chiamata da molti neo-keinesiana. Con ottiche diverse entrambe le teorie partono dal presupposto che in economia si finisce per realizzare l’uguaglianza R = I (Risparmio = Investimenti). Tuttavia nuovi sviluppi, da tempo in atto, nella concezione del risparmio e del suo utilizzo ha consentito il dirottamento di grandi masse monetarie dagli investimenti nei fattori della produzione alle transazioni finanziarie, in operazioni di borsa prive di qualsiasi etica e senza più alcun riferimento al mondo della produzione e del lavoro. Si è formata con ciò una grande liquidità sottraendo,però, risorse ai consumi delle famiglie, alla produzione e deprimendo gli investimenti delle aziende cui non solo vengono a mancare le risorse ma anche gli stimoli a produrre a causa di una domanda in caduta libera. Per la teoria classica è la capacità produttiva a determinare il reddito nazionale (PIL), per i neo-keinesiani è la spesa totale a determinarne la grandezza. Sta di fatto che in Italia la spesa si riduce, con essa si riduce anche la capacità produttiva, la produzione ed aumenta la disoccupazione. La problematica che abbiamo di fronte, perciò, non è tanto il deficit che va tenuto comunque sotto controllo razionalizzando la spesa, quanto la mancanza di un virtuoso processo di crescita. In questa situazione ridurre l’ammontare complessivo del debito come ci chiede l’Europa è impossibile, difficile anche mantenerlo stabile, e comunque il rapporto debito PIL è destinato inesorabilmente ad aumentare.

Perché l’Euro possa sopravvivere deve disporre delle stesse armi delle altre valute. La BCE è una banca a sovranità limitata. Non esercita sulla moneta il controllo che per esempio la Federal Reserve, la Banca d’Inghilterra o la Banca Centrale del Giappone esercitano rispettivamente sul dollaro, sulla sterlina o sullo Yen. Per esempio non può stampare o creare moneta per consentire un processo inflattivo che renda meno pesante il debito e più competitiva l’economia, per favorire con gli investimenti, la produzione e l’occupazione , per stimolare i consumi e l’esportazione. È vero, la BCE ha immesso una ingente liquidità nel circuito delle banche ma lo ha fatto utilizzando fondi messi a disposizione dagli stati membri, Italia compresa, che a loro volta li avevano sottratti alla spesa dei loro bilanci e conseguentemente ai consumi dei loro cittadini. Queste manovre hanno avuto un effetto ulteriormente deflattivo non inflattivo. Risultato l’Euro è troppo forte rispetto alle altre monete e i paesi in difficoltà come l’Italia fanno più fatica sui mercati internazionali mentre trovano più convenienti le merci di importazione rispetto a quelle nazionali. Le nostre aziende chiudono. Le Banche a cui la BCE ha elargito liquidità, data la situazione, invece di investire nelle imprese hanno comprato titoli del debito pubblico che presentano meno rischi e grazie allo spread offrono ottimi rendimenti. Anche il debito pubblico contribuisce a determinare la spesa complessiva è quindi il PIL ma in questo caso serve solo a rinnovare i titoli in scadenza. Abbiamo già osservato che, con una economia in fase recessiva, anche se l’ammontare del debito pubblico rimane sempre lo stesso, la sua percentuale rispetto al PIL continua inevitabilmente a crescere. In questa situazione perseguire ad ogni costo la riduzione del deficit fa solo peggiorare la situazione.

Abbiamo accennato ad un uso perverso del risparmio con lo spostamento di grande masse monetarie dai fattori della produzione alla speculazione finanziaria e con transazioni borsistiche spesso prive di qualsiasi etica: si crea in questo modo una liquidità che rimane inutilizzata e nelle mani di pochi. Spesso si tratta di una massa monetaria che finisce in paradisi fiscali in attesa di essere riutilizzata più o meno nello stesso modo. Questo uso del risparmio crea ricchezza per pochi e povertà per molti. Chi la possiede o la controlla, infatti, non ha alcun interesse ad affrontare avventure imprenditoriali quando ha l’opportunità di facili guadagni assumendo pochissimi rischi.

Se non bastano i paradisi fiscali i singoli paesi europei si contendono le scarse risorse di capitali con sistemi fiscali concorrenti giovandosi dell’assenza di una politica fiscale comune a tutti i paesi dell’unione. Si favorisce con ciò, se non una vera e propria evasione, almeno l’elusione fiscale di quanti prendono residenze fasulle per usufruire di legislazioni più favorevoli.

Ecco allora cosa dovrebbe fare l’Unione per avere un euro destinato a sopravvivere:

 - una banca centrale di ultima istanza, completamente indipendente che ove necessario possa creare moneta per una fase espansiva in grado di rimettere in moto la produzione e il lavoro.
 - una politica tesa a eliminare i paradisi fiscali specie quelli esistenti nella stessa Comunità Europea,
 - una comune politica fiscale che delimiti l’autonomia dei singoli stati pur consentendo una certa elasticità di comportamenti,
 - contrastare le speculazioni finanziarie con una tassa sulle transazioni ma soprattutto proibendo, in via definitiva e non temporanea, le vendite allo scoperto che molti adoperano per drogare i mercati a proprio uso e consumo.

Se si realizzano questi obiettivi gli stati che usano la moneta unica saranno messi nella condizione di svolgere i loro compiti in caso contrario potrebbero non farcela e l’Euro non avrebbe un futuro. Nel frattempo l’Unione Europea deve fare uno sforzo e mettere a disposizione dei fondi , o attraverso la BCE con l’emissione di titoli di scopo, o ricavati dal bilancio comunitario, da destinare ai paesi in recessione al fine di promuovere la produzione e l’occupazione.

L’Italia però non deve comportarsi come ha fatto quasi costantemente nel passato.

 - La nostra presenza negli organismi comunitari dove si discutono e si prendono decisioni relative alle politiche dell’unione deve contare su persone competenti che sappiano leggere i documenti in inglese e siano attente a non concedere più di quanto possono permettersi come è successo troppe volte nel passato e come è emerso , anche di recente, con la controversia sulle quote latte. Una volta che si sono presi degli impegni bisogna essere in grado di rispettarli.
 - In campo economico data la ristrettezza del credito e la scarsa liquidità a disposizione delle imprese è necessario mettere queste ultime in condizione di consentire un processo di accumulo di risorse proprie con un fisco più leggero ma soprattutto usando la leva fiscale per favorire l’assunzione a tempo indeterminato e l’investimento a scopi produttivi. Per le nuove imprese si dovrebbe prevedere un periodo di esenzione totale dalle imposte, semplificare le procedure per l’inizio di attività , ridurre i tempi e i costi relativi.
 - In merito alla semplificazione legislativa si potrebbe stabilire che ogni nuova legge preveda l’abrogazione di tutta la legislazione precedente sul medesimo argomento vietando perciò ogni richiamo a normative più datate.
 - Per un miglior funzionamento della giustizia e per accelerare la conclusione dei processi sia civili che penali si potrebbero ridurre a due i gradi di giudizio e intervenire sulle procedure in modo da evitare i molti rinvii che spesso non hanno alcuna giustificazione. In particolare nei processi civili e in tutte le vertenze di carattere amministrativo si potrebbe consentire l’autodifesa quando l’imputato o il ricorrente non si sente sufficientemente tutelato dal suo legale.
 - Sul risparmio bisogna distinguere - a) chi si astiene dal consumo per creare una riserva di sicurezza al fine di soddisfare eventuali esigenze future -b) da chi dispone di risorse ingenti e le parcheggia in azioni, obbligazioni e titoli di debito pubblico. Il risparmio di cui al punto a) dovrebbe confluire in banche che se ne servono per concedere prestiti alle imprese e alle famiglie. I depositi di cui al punto b) dovrebbero confluire in banche che si occupano di gestire patrimoni o di effettuare speculazioni finanziarie. Solo le prime che custodiscono depositi frutto di sacrifici e a cui molte persone hanno affidato la loro tranquillità e sicurezza, dovrebbero ottenere uno scudo protettivo. Le seconde dovrebbero operare a proprio rischio e pericolo.
 - Inevitabili gli interventi sulla spesa. Si tratta di evitare sprechi di risorse in una situazione in cui la contrazione del reddito nazionale rende inevitabilmente impossibile reperirne di nuove. In primo luogo i partiti devono rendersi conto che non possono mantenere un esercito di funzionari o consentire ai loro esponenti di arricchirsi personalmente a spese di contribuenti che diventano al contrario sempre più poveri. In secondo luogo non possiamo più permetterci di mantenere costose strutture non essenziali al funzionamento dello stato anzi spesso con effetti negativi per duplicazione di funzioni e creazione di ostacoli burocratici al suo corretto funzionamento. Positivo sarebbe se ogni Regione destinasse ad uno dei suoi uffici il compito di controllare la spesa delle proprie strutture, specie sanitarie, per evitare sostanziali, ingiustificate differenze nell’uso e nel costo di servizi, presidi, macchine e materiali sanitari di ogni genere destinati alla prevenzione e cura degli ammalati.
 - Un discorso a parte andrebbe fatto sul conflitti di interessi. Sono talmente tanti che è impossibile affrontarli tutti in questa sede. Una cosa è certa: non c’è solo Berlusconi e l’informazione. Alcuni hanno a che fare con i principi fondamentali di ogni sistema democratico: la divisione dei poteri. I poteri non devono solo essere nominalmente separati, devono anche essere divisi. Chi siede nelle camere del potere legislativo non può contemporaneamente sedere in quelle del potere esecutivo e viceversa. Gli avvocati non possono contemporaneamente fare i parlamentari e sostenere in giudizio la difesa degli onorevoli colleghi e dei propri clienti. La magistratura non deve fare le leggi, deve solo farle osservare. I magistrati non possono disinvoltamente invadere i partiti e viaggiare tra le istituzioni come astronauti tra le galassie. Il sistema elettorale per l’elezione del CSM va riformato per impedire a giudici e pm di confluire in liste dagli orientamenti chiaramente politici.
 - Burocrati ed alti funzionari dello stato non dovrebbero ricoprire incarichi multipli spesso in conflitto tra loro o assumere funzioni consultive su problemi che li riguardano. Politici ed imprenditori non possono sedere nei C. di A. delle banche indirizzando il credito a proprio vantaggio, talvolta in modo delittuoso, altre senza adeguate garanzie e a particolari condizioni di favore, sempre sottraendolo a chi potrebbe utilizzarlo in modo migliore.

Forse abbiamo messo troppa carne al fuoco ma di carne non ce n’è mai abbastanza per un paese come il nostro. Infatti aspetta da molto tempo che i partiti, se ancora esistono o magari prima che scompaiano del tutto, affrontino il problema della legge elettorale e delle riforme istituzionali perché la nostra Costituzione sarà anche la migliore del mondo ma non funziona.
 ivo fava 21/06/2013