domenica 2 ottobre 2011

UNA FORZA ETICA REGGE L'UNIVERSO

UNA FORZA ETICA REGGE L’UNIVERSO
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ABSTRACT

Nell'universo, come in matematica, ogni struttura è conseguenza di relazioni che costringono gli opposti a convivere con gli identici. Il tentativo degli opposti di annientarsi è destinato a fallire perché il nulla non esiste, e quello degli identici di isolarsi nella singolarità è impossibile perché ogni ente ha la sua metà in una controparte.
Il sistema di relazioni dipende da un continuo scambio di informazioni, le informazioni si traducono in esperienze e le esperienze possono formare coscienze evolute.
Se è così ci deve essere una informazione fondamentale che, pur consentendo ampia libertà di organizzazione, rende inevitabile la creazione di strutture in cui ci sia la disponibilità ad accogliere e ad essere accolti. Questa informazione fondamentale è soprattutto una forza etica e morale.
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UNA METAFORA DEL MONDO
Osservo un tratto di fiume con le sue acque melmose che fluiscono tumultuosamente, trascinando a valle rifiuti e sostanze di ogni genere. Questo è quello che vedo, ma ciò che non vedo sono le acque limpide della sorgente e quelle altrettanto chiare e limpide che, distillate dal sole, ritornano alla sorgente celeste da cui hanno origine; ciò che non vedo è che, quelle acque, anche se putride e fetide, tanto che in certi casi le loro impurità possono uccidere, sono in realtà fonte di vita per tutte quelle esistenze biologiche che sanno attingere alla loro essenza vitale.
Quel tratto di fiume è una metafora del mondo. Un mondo pieno di contrasti, dove ci si accorge soprattutto di calamità naturali, conflitti, guerre, distruzioni e stermini, stupri e ingiustizie di ogni genere, malattie, ostentazioni di ricchezze, cui fanno da contrappeso popolazioni affamate. Ciò che non riusciamo a vedere è l’indistruttibile essenza che è nelle cose, essenza presente sin dalla loro origine e che. forse, si ritrova inalterata alla loro fine.
Io mi sono messo alla ricerca di questa essenza. Non sono certamente il primo, né sarò l’ultimo a cercare la verità nascosta e quando tutto è cominciato, giocando con i numeri opposti, neppure sapevo di farlo. Non posso dare alcuna certezza di ciò che credo di aver visto; infatti, chiunque inizi questo percorso può solo osservare dei contorni confusi, avvolti in una nuvola di nebbia che consente di vedere solo delle ombre. Non potrà mai avere la certezza assoluta di ciò che sta osservando ma potrà farsi delle profonde convinzioni e queste convinzioni possono anche essere condivise.

Il NULLA NON ESISTE
Ho osservato i numeri e potevo vedere che la meccanica dei loro rapporti era possibile unicamente considerando la presenza di esistenze di carattere opposto ciascuna delle quali era giustificazione della controparte. La possibilità +1 esiste insieme alla possibilità -1 e le due entità rappresentano due metà che, sommandosi, possono ricomporsi nell’unità coincidente, in questo caso, con lo zero.
Anche le particelle elementari materiali del mondo fisico sono costituite da entità ciascuna delle quali ha la sua controparte esattamente eguale ma opposta: all’elettrone corrisponde l’antielettrone, ai quark i relativi antiquark, al neutrino l’antineutrino. A parte quest’ultimo, tutte le altre sono dotate di carica elettrica ma se una particella ha carica negativa l’antiparticella avrà carica positiva e viceversa. Anche in questo caso il sistema particella antiparticella costituisce l’insieme di due metà che unificandosi nell’unità dovrebbe dare come risultato il nulla.
Anche l’energia si presenta sotto l’aspetto di entità opposte: onde o pacchetti che si manifestano con picchi e ventri come se si trattasse di un’unica particella che si commuta continuamente in positivo e negativo ad ogni passaggio. Se la frequenza di questi passaggi fosse infinitamente vicina i picchi e i ventri dovrebbero coincidere e annullarsi a vicenda, producendo ancora una volta il nulla.
Ma il nulla non esiste nel mondo fisico.
La materia cambia di stato e condizione ma non si distrugge: quando incontrando i suoi contrari si annichila, si trasforma in energia e quando l’energia raggiunge una frequenza critica, al punto che il picco quasi coincide con il ventre, collassa in forma di materia. Sia in un caso che nell’altro questo passaggio avviene secondo la formula, ormai universalmente nota di Einstein: E = mc² . Materia ed energia sono quindi in continuo movimento, danno origine ad una infinità di strutture e ne creano continuamente di nuove ma non si distruggono.

UNA ESSENZA INDISTRUTTIBILE
Per dirla con Plotino: il movimento è aspirazione:
- aspirazione a convergere verso il centro da cui tutto si muove per ritrovare la quiete,
- aspirazione ad espandersi, creando uno spazio di irradiazione dove la quiete si ritrova in strutture più o meno stabili.
Plotino sostiene ancora che nel punto in cui tutto ha origine non c’è ne movimento né quiete ma solo potenza di movimento e quiete.
Per Plotino l’Uno irradia la sovrabbondanza d’essere di cui è portatore senza uscire da sé ma producendo in sé.
Un fisico moderno penserebbe ad una fluttuazione determinata da una differenza di potenziale capace di mettere in moto il tutto, ma una fluttuazione è pur sempre un evento, non il primo evento, mentre la potenza di movimento e quiete di Plotino è qualcosa capace di originare gli eventi.
E lo zero? può lo zero essere potenza di numeri, capace di originare a sua volte tutti i numeri e le strutture matematiche che conosciamo come quelle ancora da scoprire?
J.D. Barrow, docente di scienze matematiche all’università di Cambridge, utilizzando la teoria degli insiemi e un procedimento logico del matematico inglese John Conway, dimostra che “ … tutta la matematica nota,da zero all’infinito, … può essere creata a partire da quella apparente nullità dell’insieme vuoto, Ø. (Da zero a infinito, Mondatori 2001, p.174)
Ecco dunque che anche nello zero, così come nel nulla, c’è una essenza indistruttibile capace di produrre in sé senza uscire da sé, c’è la potenzialità di produrre scale numeriche contrapposte da cui partire per costruire tutte le possibili infinite strutture della matematica.

GLI OPPOSTI E LA COMUNICAZIONE
Questo è un aspetto fondamentale del pensiero che cerco di sviluppare.
Il dualismo che riscontriamo nell’universo fisico e che determina tutte le sue strutture, il dualismo che riduce la matematica alla contrapposizione di più e meno e nonostante ciò fa di essa un linguaggio in grado di descrivere le leggi dell’universo, questo dualismo, è anche a fondamento di ogni forma di comunicazione, compreso il linguaggio umano: un linguaggio che si è affermato per esprimere accettazione e rifiuto, gradimento e disgusto, si e no, vero o falso, che in seguito ha aggiunto interrogativi fondamentali per il suo sviluppo: come e perché le cose accadono, come potrebbero essere, cosa fare perché siano come le immaginiamo o vorremmo che fossero.
Gli opposti, cosi come gli identici, comunicano informazioni. Le forze che tengono insieme la materia e che agiscono nell’universo sono in realtà una forma di comunicazione in grado di trasportare informazioni e anche il linguaggio umano è un aspetto di questa comunicazione.
Prendiamo la forza elettromagnetica. Se noi guardiamo qualsiasi oggetto solo la centomillesima parte, per quanto ne sappiamo oggi, è veramente materia il resto è costituito dalla forza del campo elettromagnetico che tiene insieme gli atomi e le molecole. Gli atomi sono composti da un nucleo di protoni, con carica positiva, e da una nuvola di elettroni, con carica negativa, in orbita attorno al nucleo. La loro stabilità è dovuta a un sistema di comunicazioni basato sullo scambio di fotoni che consente agli elettroni di orbitare attorno al nucleo sapendo in qualsiasi momento cosa possono fare, come scambiarsi di posto, quale orbita assumere.
Un’altra forza: l’interazione nucleare, tiene unito il nucleo che tenderebbe ad esplodere perché costituito da particelle positive e neutre. Infatti stanno insieme perché una particella di scambio, il pione, comunica loro il momento preciso in cui scambiarsi la carica elettrica, trasformandosi, continuamente, l’uno nell’altro e viceversa.
I barioni (protoni e neutroni) non si disintegrano perché un’altra particella di scambio, il gluone, porta con sé l’informazione necessaria per non farlo e altre particelle, chiamate bosoni di gauge deboli hanno la chiave per mediare la trasformazione di una particella in un'altra o per consentire i processi nucleari che fanno splendere le stelle.
Anche la gravità è comunicata da una particella di scambio, il gravitone che fa riconoscere ad una massa la presenza di un’altra.
La materia parla dunque diverse lingue e gli scienziati sono propensi a credere che un tempo lontano, all’origine dell’universo, ci fosse un unico linguaggio.
Tutti questi linguaggi hanno un unico scopo realizzare l’obiettivo dell’unità e poiché l’unità in assoluto è impossibile, realizzare almeno una struttura stabile che consenta di stare insieme il più a lungo possibile.
Anche gli atomi, le molecole e le cellule comunicano tra loro, scambiandosi messaggi chimici o elettrici.
Prendiamo ad esempio l’atomo di ossigeno che ha un nucleo di otto protoni e quindi otto elettroni di cui due nello strato interno e sei nello strato esterno. Lo strato esterno potrebbe contenerne otto e l’atomo di ossigeno sarebbe soddisfatto se potesse riempirlo. L’ossigeno comunica in giro la sua insoddisfazione cercando un compagno che senta la sua stessa esigenza. Può trovarlo in una coppia di atomi di idrogeno la cui insoddisfazione deriva dal fatto che ciascuno di loro ha un protone e quindi un solo elettrone nell’unico strato che posseggono il quale però può contenerne due. Mettendosi insieme la coppia di atomi di idrogeno e l’atomo di ossigeno realizzano entrambi l’obiettivo di riempire i loro strati esterni, legandosi così fortemente insieme, in modo stabile, a formare una molecola d’acqua. L’equilibrio protoni/ elettroni rimane sempre lo stesso ma la molecola d’acqua che si forma ha gli elettroni un po’ spostati verso l’atomo di ossigeno che esercita, a causa del suo peso atomico, un’attrazione maggiore. L’ossigeno diventa così leggermente negativo mentre l’idrogeno si trova ad essere leggermente positivo. Una molecola d’acqua tende perciò ad unirsi ad altre molecole della stessa specie, legando gli atomi di idrogeno leggermente positivi agli atomi di ossigeno leggermente negativi. Legami come questi costruiscono anche le molecole organiche e biologiche. I legami ad idrogeno sono fragili e si prestano a possibili ulteriori, diversi legami e relazioni. La materia cerca la perfezione, non la trova, e comunica in giro la sua insoddisfazione. L’evoluzione è tutta in questo concetto.
Gli esseri viventi hanno un linguaggio più sofisticato, hanno un sistema di percezioni più evoluto e a certi livelli provano sentimenti ma anche tutto questo si basa su un sistema di comunicazioni fondato sullo scambio di messaggi chimici ed impulsi elettrici.
Nell’uomo la comunicazione attraversa tutti questi stadi ma realizza una nuova conquista la parola e con essa prende forma il linguaggio parlato e scritto. Nato per esprimere opposte sensazioni, per affermare o negare, per distinguere vero o falso, si evolve nella funzione descrittiva prima, argomentativa poi, consentendo l’emergere di una coscienza evoluta. Ma non dobbiamo illuderci di rappresentare stabilmente la fase più avanzata dell’evoluzione biologica perché, nel corso di centinaia di milioni di anni si è visto che alcune specie si sono evolute fino a dominare la terra per poi regredire e scomparire, lasciando ad altre creature il compito di proseguire il cammino della vita. Oggi immaginiamo che la vita non sia confinata solo sulla terra e che possano esistere (o addirittura che noi stessi possiamo costruire) coscienze evolute anche non umane. I robot ricevono e interpretano impulsi elettrici come la mente umana. L’impulso nervoso infatti è un impulso elettrico e viene interpretato dalla mente non in base alla sua ampiezza o intensità ma in base alla sua frequenza, riconoscendo solo due stati: livello 1, sopra il livello di soglia (presenza di segnale), livello 0, sotto il livello di soglia, ( assenza di segnale). A loro volta, i microchips che costituiscono la mente dei robot, riconoscono solo due stati: on (presenza di segnale), off (assenza di segnale); non conta l’ampiezza o l’intensità dell’impulso; anche in questo caso conta invece la sua frequenza.
Si presenta ancora una volta l’intrigante presenza di opposizioni binarie.

INFORMAZIONE E COSCIENZA
Se gli opposti si scambiano informazioni e se queste informazioni possono tradursi in esperienze e formare coscienza allora "può persino accadere che teoria fisica e teoria della coscienza possano essere alla fine unificate in un’unica grande teoria dell’informazione …. possiamo forzare la situazione e avanzare l’ipotesi che tutte le informazioni producano esperienze….. se l’esperienza è davvero fondamentale, dobbiamo aspettarci che sia largamente diffusa" (D.J. Chalmers - Arizona University – in The puzzle of conscious experience – Ed. Sp. Scientific American, agosto 2002)
La vita biologica infatti è solo una delle possibili vite. Anche quella che noi consideriamo materia inerte, a suo modo, vive: infatti è in perenne movimento. Non si riproduce ma non ne ha bisogno: non è destinata a morire e può sempre riciclarsi combinandosi in nuove strutture o cambiando di stato. Non è neppure certo che non possa riprodursi (Hawking ha scritto un libro "buchi neri e universi neonati" – Rizzoli 1996.) In fondo possiamo considerare morte della materia la sua trasformazione in energia e l’energia il seme da cui la materia può rinascere. Possono esserci esperienze semplici ed esperienze complesse ma ogni esperienza implica una forma di coscienza.

ESISTE UNA INFORMAZIONE FONDAMENTALE?
Queste informazioni possono essere assorbite e organizzate da coscienze evolute capaci di leggere e comprendere per quanto possibile l’universo. Ma esiste un’informazione fondamentale in grado di spiegare il mistero dell’esistenza?
Se c’è una informazione fondamentale in che cosa consiste? Da dove viene? Dove dobbiamo cercarla?
Da quanto abbiamo detto sin qui si deduce che ogni ente esistente, ogni forma fondamentale della materia, nella incessante ricerca dell’unità, deve affrontare il dilemma dell’essere o non essere. Il "non essere" dovrebbe realizzarsi con l’annientamento nell’unità dei contrari, ma questo tentativo è destinato all’insuccesso perché, in tal modo, si producono solo modificazioni di stato. "L’essere" al contrario dovrebbe affermarsi in una singolarità impossibile perché ogni ente ha la sua metà in una controparte. L’impossibile aspirazione all’unità dei contrari e la vana ricerca di una irrealizzabile singolarità possono essere vinte cercando di creare, con una fitta rete di rapporti di coesistenza, strutture "unitarie" più o meno stabili ma capaci di evolversi, in cui identici e contrari si sentano accolti senza subire la tentazione di annientarsi o respingersi. Tra l’essere e il non essere c’è dunque un sistema di relazioni che caratterizza e distingue "l’esistere".
In riferimento a noi, esseri umani: come possiamo chiamare questa inestinguibile aspirazione ad essere accolti e ad accogliere che costituisce la ragione di fondo di ogni esistenza sia fisica che biologica? Noi la chiameremmo desiderio di amare e di essere amati. Se è così abbiamo scoperto che l’amore è la forza che tiene insieme l’universo.
In ogni espressione matematica non ci sono solo numeri e segni, ci sono anche regole. Le regole non si inventano si scoprono, non possono essere modificate e non si dissolvono nello zero. Parimenti nel mondo fisico non ci sono solo eventi ma anche qualcosa di immateriale come le leggi naturali che non si dissolvono se cessano gli eventi. Le regole matematiche definiscono limiti e possibilità, consentendo una certa indeterminatezza specie quando entrano in gioco i numeri irrazionali e così fanno le leggi naturali, consentendo una certa libertà di organizzazione quando a dettare le regole è la meccanica quantistica. Proprio questa libertà è all’origine di risposte duali da cui muovono gli opposti alla base del movimento e del divenire. Tutto questo implica un universo relativo ma l’informazione fondamentale porta con se un valore che non può avere un carattere relativo.
Un gioco ha una cornice di regole che consentono varie opzioni ma tiene fisso il risultato da conseguire. Ci sono leggi naturali che determinano l’evoluzione degli organismi biologici senza impedire una vasta libertà di strutture ma con un unico obbiettivo: vivere e riprodursi. Una società di persone ha regole di convivenza entro cui è possibile una ampia libertà di comportamenti ma non potrebbe sopravvivere senza valori condivisi. L’universo non fa differenza: ha le sue leggi pur non essendo del tutto determinato nelle sue strutture ma per esistere deve reggersi su un valore fondamentale.
Se l’universo ubbidisce a regole e leggi immateriali dobbiamo immaginare che ci sia un Intelletto cui leggi naturali e regole matematiche fanno riferimento, una Sapienza che non è conoscenza perché sa a priori, ma soprattutto dobbiamo pensare che abbia la sua giustificazione in un valore che è anche Forza Etica e Morale. Per esso ogni esistenza entra in un sistema di relazioni che rende inevitabile la coesistenza, sia che ci sia la disponibilità ad accogliere, sia che ci sia la tentazione di respingere. Ogni resistenza è possibile ed è all’origine della distinzione tra bene e male.
Nell’universo tutto è relativo tranne questo valore che quindi assume un valenza assoluta. Assoluto e trascendente deve perciò essere l’Ente che lo possiede; ma perché mai questo Ente dovrebbe sentire il bisogno di manifestarsi?

MI MANIFESTO DUNQUE SONO
Il fatto è che gli enti sono ed esistono in quanto si manifestano e manifestandosi entrano in relazione e comunicano informazioni. La manifestazione è contestuale all’essere come all’esistere e in suo difetto Essere ed esistere non avrebbero alcun senso.
Parafrasando Cartesio possiamo dire: “mi manifesto dunque sono”.
Cartesio ha intuito l’esistenza di un pensiero della manifestazione che ne definisce la modalità, ma se il pensiero è un prodotto della coscienza allora esistono:
- pensieri semplici e coscienze semplici di enti primitivi, fondamentali o derivati,
- pensieri complessi e coscienze complesse di enti evoluti,
- un disegno eterno che scaturisce da una mente divina.
Dobbiamo chiederci: se c’è un Ente Supremo, trascendente, che sa cosa è il bene come spiegare un universo imperfetto in cui esiste di il male?
Il fatto è che manifestare un valore non significa imporlo e non si può apprezzare il bene se non si sa cosa sia il male.
La potenza capace di originare il movimento e la quiete, la forza capace di promuovere l’azione, mettendo in moto la dialettica dei contrari si può solo spiegare immaginando che si manifesti, non imponendo, ma proponendo un valore a delle coscienze responsabili che il bene lo devono riconoscere, cercare e volere. Il messaggio può essere accolto o respinto.
Si tratta di una potenza sempre eguale a se stessa, perciò assoluta, eterna, senza tempo. Tutto ciò che appartiene all’universo è invece relativo, temporaneo, finito e tuttavia, essendo conseguenza della manifestazione di un Essere atemporale, potrà avere origine e scopi ma l’universo, nel suo insieme, non può avere né inizio né fine.

CONCLUSIONE
Può avere un senso tutto questo?
Riproponendo la metafora del fiume, possiamo credere che nelle cose ci sia, come nelle acque sudice del fiume, una essenza vitale, capace di riproporsi continuamente per consentire alle cose di rinnovarsi e alla vita di rinascere dopo la morte?
Se crediamo in questa essenza allora possiamo anche credere che nella natura agisca una forza etica che spinge ogni esistenza a superare insuccessi e fallimenti, a cercare, in un contesto di relazioni continue, traguardi sempre più avanzati, disponendosi ad accogliere e ad essere accolta. Per noi, esseri umani tutto questo significa che dobbiamo disporci ad amare. Questo valore consente all’universo di esistere, di evolversi, alla vita di rinnovarsi e proseguire il suo cammino verso un traguardo che forse, come l’acqua del fiume, finisce dove è cominciato per riproporsi in cicli senza fine.
Ivo Fava - 2007